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Call of Duty WW2: Provato il comparto multiplayer

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view post Posted on 14/6/2017, 14:36     +1   -1
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All'E3 di Los Angeles abbiamo potuto provare con mano il comparto multiplayer di Call of Duty WW2: ecco le nostre impressioni.

Con World War II, Call of Duty prova a farci capire che, almeno dal suo punto di vista, la guerra - qualunque essa sia, passata o futura - "non cambia mai". Può mutare il setting, il periodo storico, la tipologia di strumenti di morte da imbracciare, ma in fondo tutto resta frenetico e sensazionalistico. Ce ne siamo resi conto quando allo stand di Activision, allestito per questo ricchissimo E3 2017, abbiamo potuto ammirare un lungo video di gameplay, che ci ha mostrato una missione in singleplayer del nuovo shooter di Sledgehammer Games. Siamo stati così travolti in pieno da una spettacolarizzazione che - attualmente - conosce pochi eguali nel panorama dei fps a tema bellico: a malincuore, purtroppo, non ci è stata data l'opportunità di saggiare "in prima persona" la storyline di questo kolossal videoludico, motivo per cui abbiamo deciso di cimentarci in tre rapidissimi match del comparto multigiocatore: così da saziare, per quanto possibile, la nostra fame di sangue e proiettili. Entrambe le modalità, in ogni caso, ci hanno fornito un riflesso nitido ed esplicativo della "cronaca di guerra" secondo Call of Duty: avvincente, "hollywoodiana" e dannatamente feroce.

We are War
Il fronte di Marigny è ormai un cimitero diroccato sul quale vengono accatastati i corpi inermi di soldati maciullati e mutilati. Polvere, lapilli, rovine ed eterei tizzoni di un fuoco che non vuole estinguersi incorniciano uno scenario di dolorosa bellezza, raso al suolo da un conflitto sfinente e dissanguante. Sebbene calchi fortemente la mano sull'aspetto più "drammaticamente" teatrale della Seconda Guerra Mondiale, l'ultimo Call of Duty cerca di inculcarci le medesime, angoscianti sensazioni di un vero soldato di prima linea: senza un istante di rilassatezza, quindi, il giocatore viene investito da una carica di poderosa messa in scena visiva, dove ogni singolo script contribuisce a creare un palcoscenico palpitante, credibile e pauroso.
Il senso del ritmo così sostenuto, incalzante e virulento è una caratteristica tipica del franchise, sempre propenso ad imbastire sequenze al cardiopalma, prive di vincoli pseudo-realistici e pronte ad abbracciare una dimensione altamente cinematografica. World War II, senza poter contare sull'appariscenza di panorami futuristici e gingilli tecnologici, aggredisce ulteriormente l'utente con un crescendo di azione, almeno da questi primi minuti di gameplay, davvero impressionante. Nel corso della missione, uno dei protagonisti di quest'ultimo capitolo (che ricordiamo ci permetterà di impersonare diversi personaggi) si trovava costretto ad attraversare le stradine di Marigny, ridotte ad un cumulo di macerie ed attorniate da soldati nemici, con lo scopo di raggiungere e liberare una Chiesa, una volta improvvisata come punto di ritrovo per gli alleati ed ora stretta sotto il giogo avversario. Il cammino che separa il nostro "eroe" dal traguardo è però - prevedibilmente - un vero inferno terrestre. Il continuo sibilare dei fucili, il rimbombo degli esplosivi, le urla di dolore ci avvolgeranno ad ogni passo: l'avanzamento è - al solito - diretto e dinamico, con soltanto qualche leggerissima inclinazione al "tatticismo", che si manifesta nella presenza, sul terreno di scontro, di due nostri compagni, ognuno portatore di una propria, specifica utilità.
Nella demo mostrataci, il protagonista era affiancato da un curatore, pronto a lanciargli medikit di supporto su esplicita richiesta (la barra della vita, infatti, non si ricarica più automaticamente dopo un certo periodo passato al riparo), e da un "osservatore" che, con il suo binocolo in dotazione, può marcare, all'occorrenza, i nemici nelle vicinanze.
Queste abilità, ovviamente, necessitano di un tempo di ricarica prima di poter essere utilizzate di nuovo, il che ci impedirà, ovviamente, di utilizzarle con sfrontatezza e senza ritegno. Non è chiaro se, all'inizio di ogni spedizione, avremo la possibilità di scegliere quali bonus portare con noi sul campo, un dettaglio che, come anticipato, potrebbe di certo incrementare lievemente la personalizzazione del nostro stile di gameplay.
Tra coperture che si frantumano, torrette disposte in locazioni strategiche e boati ad ogni angolo di strada, del resto, l'impressione è quella di trovarsi dinanzi ad una progressione molto lineare, come la tradizione della serie ci ha abituati: quello che non è chiaro, tuttavia, è quanto questa "spettacolarizzazione" scenica sia effettivamente figlia di script invasivi o solo di una sapiente direzione di game design, che ci indirizza con intelligenza verso ciò che World War II intende mostrarci pur lasciandoci di mantenere il pieno controllo dei nostri spostamenti. Facciamo un esempio: nel corso della presentazione, dinanzi agli occhi del protagonista è scoppiata una quantità innumerevole di crani alleati che, grazie a giochi registici di grande impatto, è stata capace di trasmetterci una indescrivibile sensazione di brutalità e disgusto.

Cervella spappolate dalle palle di cannone, gabbie toraciche in bella vista e smembramenti di varia natura concorrono a creare un panorama bellico di una bestialità disumana ed impattante, in cui la violenza riesce ad essere finalmente ben contestualizzata (a differenza della sequenza di grottesca cattiveria di Black Ops 3, in cui un robot strappava in tempo reale le gambe del giocatore). In mezzo a questa bolgia di sangue e budella, a massimizzare il virtuosismo scenografico di World War II è soprattutto una distruttibilità del setting soltanto parziale, da un lato legata a sequenze chiaramente pre-calcolate, e dall'altro dipendenti dalla mira dell'utente, che può colpire alcuni obiettivi sensibili e attuare, in tal modo, alcune utili uccisioni ambientale. In questi casi, in particolare, il nuovo COD mette in luce una veste grafica molto superiore a quella dei trascorsi episodi, al netto di animazioni - per quanto concerne i personaggi non giocanti come ostaggi o soldati nemici - ancora un po' troppo ingessate.
Il merito del rinato corredo estetico di questo World War II va individuato in una draw distance più accentuata, in effetti particellari di gran classe e in una luminosità in gran parte riscritta, molto più voluminosa ed ammaliante.

Tutto questo è ben evidente specialmente nella seconda parte della demo, nella quale abbiamo assistito ad un repentino cambio di personaggio e, di conseguenza, di prospettiva: nei panni di un cecchino, il giocatore è chiamato a proteggere i propri compagni sulla lunga distanza, permettendo così a Call of Duty di sfoggiare una pulizia grafica indubbiamente superiore al passato.Una simile frammentarietà durante la storyline è pensata sia per proporre un ritmo sempre sostenuto ed entusiasmante, e dall'altro di garantire una buona varietà di situazioni. La conclusione del video, infine, ci ha palesato fino in fondo il livello di maestosità "filmica" cui Activision intende agguantare: in un rincorrersi costante di crolli e devastazioni, di rocambolesche fughe e di QTE inseriti per mantenere sempre attivi i riflessi dei giocatori/spettatori, World War II è probabilmente uno dei capitoli più adrenalinici ed aggressivi di sempre. Data l'impossibilità di valutare con mano l'intelligenza artificiale né il feedback delle armi da fuoco, purtroppo, non possediamo i mezzi sufficienti per sbilanciarci sull'effettiva efficacia delle sequenze shooter. Quando la demo è giunta al termine con un cliffhanger da manuale, però, quel che è certo è che nelle vene ci pulsava così tanto desiderio di dar sfogo alla nostra eccitazione da esserci fiondati nella stanzetta immediatamente adiacente al booth di Activision per alleggerire la tensione nella modalità multiplayer dello sparatutto di Sledgehammer.

Band of Brothers
Abbandonati esoscheletri e corse sul muro, il reparto online di Call of Duty ritorna un po' alla sua essenza primaria, fatta di battaglie dirette e veloci, senza esasperati fronzoli ludici o gadget troppo fantasiosi. Oltre a confermarci l'immancabile modalità Zombie in co-op, e la sorprendente presenza di un "quatier generale" le cui feature non ci sono state ancora rivelate, il team di sviluppo ci ha invitati a provare con mano la componente multigiocatore di quello che gli stessi ragazzi di Sledgehammer Games definiscono "il gioco migliore della nostra carriera". Prima di iniziare un match potremo scegliere tra 5 "divisioni" disponibili: Infantry, Airborne, Armored, Mountain ed Expeditionary, ognuna in possesso di peculiarità ed armamentari tutti personali, che si adattano alla tipologia di gioco richiesta dalle eterogenee esigenze del pubblico. Accanto all'equipaggiamento, prima di fiondarci in battaglia, avremo anche la facoltà di selezionare i veicoli aerei di supporto da sbloccare dopo un determinato numero di punti ottenuti. In compagnia di alti colleghi abbiamo affrontato tre tipi di partite 6vs6.
La prima era un classicissimo team Deathmatch, ambientato nella mappa di Pointe du Hoc, composta da trincee, tunnel e spazi abbastanza stretti, che richiedono un approccio piuttosto diretto allo scontro con le fazioni rivali. Il secondo match consisteva invece nella modalità Dominio, situata nella Foresta delle Ardenne completamente ricoperta dal nevischio: allo stesso modo della precedente arena, anche in questo frangente il limitato spazio previsto per l'accerchiamento e l'esplorazione suggeriva di buttarsi nella mischia senza troppe strategie, privilegiando la mira ed i riflessi dei giocatori più smaliziati. L'ultima competizione cui abbiamo preso parte, di contro, riscrive in parte le regole delle due partite suddette: la Breakdown mode, infatti, prevede la presenza di un piccolo canovaccio di obiettivi (opportunamente elencato nell'introduzione iniziale) che le due squadre saranno chiamate a portare a termine nel giusto ordine, respingendosi a vicenda.
Qui le mappe si fanno più ampie ed ariose, puntellate da diversi hotspot da difendere o assalire, invogliando l'utente a sperimentare - quando possibile - soluzioni offensive alternative a quelle della carica diretta. Peccato solamente che, ad un certo punto del match, quando un team riesce ad acquisire un particolare upgrade (un carrarmato, nello specifico), l'andamento dello scontro tende a squilibrarsi potentemente, perché i soldati protetti da tonnellate di materiale antiproiettile ed armati di tutto punto finiscono per risultare quasi del tutto invincibili. Resterà allora da verificare più a fondo il bilanciamento generale del settore mulitplayer, con la speranza che venga diminuita l'efficacia di alcuni potenziamenti, in modo tale che la nostra eventuale morte sul campo di battaglia sia quanto più "onorevole" possibile.
Call of Duty WWII World War II sembra, nel bene e nel male, il solito “vecchio”, caro Call of Duty. Riprende tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna dei primissimi episodi del brand e li eleva all'ennesima potenza: il nuovo shooter di Activsion è, del resto, un capitolo con un occhio rivolto al passato della serie ed uno al futuro. Recuperando alcuni aspetti caratteristici degli esordi - sia sul fronte dell'ambientazione sia su quello di alcune meccaniche di gioco (come l'indicatore della salute) - il titolo continua a proporre un ritmo devastante e mozzafiato, in cui predomina un'esagerazione visiva sì prorompente e (forse) eccessivamente irrealistica, ma di certo inserita nel fluire dell'avanzamento con maggior garbo e coerenza. Per confermare o smentire queste impressioni non ci resta che attendere l'occasione in cui riusciremo a mettere le mani su una build giocabile del singleplayer: per il momento ci siamo quindi “accontentati” di catapultarci nelle trincee del multigiocatore, (ri)scoprendo un ritmo ludico sempre acceso e fulmineo, sebbene depauperato di tutti gli orpelli sci-fi delle recenti incarnazioni. Anche in questo caso, però, occorrerà trascorrere più tempo sul terreno di battaglia per assaporare tutte le sfumature del gameplay e dell'equilibrio della competitività. Call of Duty: World War II dichiarerà guerra ai congeneri il prossimo 3 novembre.

Fonte Everyeye
 
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